"Il risultato è un'opera dal
raffinato e colto metalinguismo con
molte sottolineature anche di tipo
regionalistico. Attraverso la
narrazione dialogata, si assiste ad
un vorticoso susseguirsi di equivoci e colpi di scena, agnizioni e rivelazioni, soprattutto,ovviamente nella parte !nale, che fanno della pièce una sorta di brillante vaudeville erotico (con tanto di topico scambio di camere da letto, gravido di conseguenze per il terzetto). (...) In questa trasgressiva irriverenza c'è anche la critica ad una società borghese falsamente perbenista, annoiata e frustrata, alla ricerca di emozioni forti. Insomma, non uno spettacolo per chi fosse affetto da malsano voyerismo suggeriamo invece una rilettura di Sofocle per poter apprezzare la parodia in tutte le sue sfumature."
" GIORNALE DEL POPOLO
" Zozos fa centro ancora oggi. E anche Santoro con una regia semplice che punta a una recitazione ironica, smaliziata, divertita e divertente con lo stesso Santoro, una bravissima Egidia Bruno e Michele Martone, smagato gaudente.." AZIONE
Lo spettacolo
Tradotto dall'Argot parigino, con licenza di doppi sensi, Zozo's vuol dire uccellini (piccioncini, diremmo noi). È una riscrittura parodica ambientata ai giorni nostri del mito tragico di Edipo e Giocasta. In questo incontro-scontro tra la tragedia di Sofocle e il teatro dell'Assurdo, Giuseppe Manfridi usa l'Edipo Re come un canovaccio da riempire di situazioni paradossali e imbarazzanti, di personaggi agorafobici e ripetitivi. Giocasta diventa una donna annoiata e avanti negli anni che concede la sue grazie a prestanti giovanotti conosciuti in palestra. Edipo, l'uomo forte e desideroso di conoscenza della tragedia Sofoclea, si trasforma in un ragazzino inetto, imbranato, sottomesso agli "scappellotti" del padre. Su tutti domina tragico e beffardo il destino. Ho provato a mescolare tragico e comico: e' nata una commedia grottesca, disegnata con un linguaggio volutamente forbito, dice Giuseppe Manfridi, Ho scoperto, infatti, che ostentare un ricco vocabolario suona come un avviso di beffarda strafottenza, un gioco cercato, il linguaggio come maschera.
All'epoca del suo debutto, il critico del Sunday Times la definì "La più raffinata, esilarante, destabilizzante, indecente commedia che abbia mai visto".
Regia
Emanuele Santoro
Con
Emanuele Santoro
Egidia Bruno
Michele Martone
Scenografia
Anna Ferretti Evangelista