>"Una performance degna di un maestro del teatro di narrazione come Marco Paolini, e dunque meritatissimi quanto convinti gli applausi del pubblico andati a Emanuele Santoro." (La Regione 24.9.2023)
Primo Carnera, il primo campione del mondo italiano dei pesi massimi della boxe, nel 1933, e Primo Carnera l'uomo. Il gigante buono di Sequals, Friuli. La sua storia rappresenta uno dei rari casi in cui la dimensione e i riflessi culturali del personaggio trascendono l'immagine sportiva. Una vita straordinaria caratterizzata da povertà e ricchezza, sfortuna e fortuna, cruda realtà e favola, dolore e gioia, potenza e delicatezza. Dalla miseria della Grande Guerra al titolo mondiale, dal buio dei cinema della periferia francese (da spettatore) ai set hollywoodiani (da attore), dall'elemosina nelle campagne friulane alle cene a Buckingham Palace con l'erede al trono britannico, da fenomeno da baraccone a pugile idolo delle masse e degli emigranti italiani, per i quali rappresenta il simbolo del riscatto sociale. A inizio anni '30 Primo Carnera è una delle persone più famose al mondo. Ma è il Primo di sempre, la persona in cui si riconoscono purezza e bontà d'animo, umiltà e onestà, senso del dovere e spirito di sacrificio. Lo stesso ragazzone emigrato da solo non ancora quattordicenne (non vedrà la mamma per otto anni...) che emigrerà una seconda volta già quarantenne e famoso. Un uomo simbolo anche di coraggio e resilienza, per dirla con un termine à la page. "Per finire a terra undici volte bisogna avere il coraggio di rialzarsi dieci volte", scrivono dopo l'incontro in cui perde il titolo. "Ci diceva sempre che i k.o. subiti erano come i colpi della vita, ai quali non bisogna mai arrendersi: bisogna rialzarsi sempre, avere il coraggio di rimettersi in piedi anche se si è battuti", dirà la figlia Giovanna. A lei rivolgerà le ultime parole, nella casa-villa che oggi ne perpetua la memoria, a Sequals, il paesino nella provincia di Pordenone che lo ha visto nascere, partire, tornare da campione, ripartire e ancora tornare un mese prima di morire. Perché è nella sua terra che aveva deciso di trascorre gli ultimi momenti della sua vita. Il sogno di ogni emigrante.
Una storia appassionante, quella di Primo Carnera, che può aiutarci a riflettere sulla nostra condizione di esseri umani e su valori che sembrano essersi dispersi nella rapida trasformazione che il tempo impone.
Di e con
Emanuele Santoro
Assistente alla regia
Antonella Barrera
Collaboratori
Michele MArtone
Michele Patuzzi
Davide Marangoni
"Una performance degna di un maestro del teatro di narrazione come Marco Paolini, e dunque meritatissimi quanto convinti gli applausi del pubblico andati a Emanuele Santoro." La Regione 24.9.2023