Recensioni
"Un "noir" a due personaggi soltanto, a cui si aggiungono le voci registrate, i fuori campo, gli "a parte" che funzionano come "voce della coscienza", facendo risaltare, nello sdoppiamento, la lotta interiore che il personaggio combatte tra i due sé, la parte attratta dal male e quella esitante e dubbiosa. Sicuramente uno spettacolo d'impatto" GIORNALE DEL POPOLO
"Un talento registico a tutto tondo di cui la nostra realtà teatrale può esser fiera." AZIONE
"L'intensità dei due attori in scena evidenzia una raggiunta maturità di recitazione." CORRIERE DEL TICINO
Lo spettacolo
Macbeth ha ucciso il re perché non poteva rassegnarsi all'idea di un Macbeth timoroso di uccidere il Re. Ma il Macbeth che ha ucciso non riesce a conciliarsi col Macbeth che ha ucciso. Macbeth ha ucciso per uscire dall'incubo, per stroncarlo una volta per tutte. Ma l'incubo sta precisamente nella necessità di uccidere. L'incubo dell'incubo sta proprio nel fatto che non ha fine. "È lunga la notte che non trova mai il giorno". La notte in cui sprofonda Macbeth è sempre più fitta. Da un crimine ne nasce un altro, anche se non aumenta la malvagità di chi lo compie.
Benché tutte le tragedie di Shakespeare possano essere trasposte in termini di contemporaneità, la storia di Macbeth appare fra le più vicine all'esperienza comune. È la storia dei peggiori tiranni e dittatori, ma è anche la storia di un qualsiasi individuo che colga qualche meschina convenienza per sentirsi più importante e avvantaggiarsi un po' sugli altri, nell'illusoria convinzione che un'azione possa restare isolata. Shakespeare ci mette di fronte, e ingigantisce in questo personaggio, gli abissi in cui può precipitare l'animo umano quando dà ascolto alla parte peggiore di sé. L'intenzione di questo adattamento è di far emergere e amplificare le paure, l'angoscia e la solitudine in cui vengono a trovarsi i due protagonisti. Una stanza da letto, un microcosmo coniugale in cui vediamo Macbeth sprofondare sempre più nell'infamia, senza che per questo venga meno la presa che esercita su di noi. Forse perché riusciamo ancora a scorgere in lui un barlume di umanità. Quella stessa umanità cui, in parte, possiamo rapportare la nostra.
Emanuele Santoro, gennaio 2007.
Adattamento, scenografia e regia
Emanuele Santoro
Con
Emanuele Santoro
Laura Rullo